Il Fassi sfogava il suo dispetto col segretario, senza dirne il vero perché, tacciando la maestra d'ambiziosa e d'ingrata, quantunque, per interesse, serbasse ancora con lei le migliori relazioni, e il segretario difendendola, egli diceva peggio. Un giorno, finalmente, vennero a parole secche. Spingendo il maestro la maldicenza più in là del solito, don Celzani gli rispose risentito: - La signorina Pedani è un'onesta ragazza.
- Poh! - disse il Fassi, - se avessi voluto!
- Ah! non è vero! - esclamò don Celzani indignato.
Quegli stette per rispondere una grossa insolenza; ma il pensiero della pigione ridotta gliene ritenne mezza fra i denti. - Le auguro, - si contentò di dirgli, - di non farne l'esperimento a sue spese.
Il segretario ribatté, si separarono di mal garbo, e d'allora in poi non si salutarono più che freddamente.
Ma anche quella disputa crebbe fuoco al suo amore. Eran dunque tutti d'accordo per calunniarla e per contrastargliela; lo zio, il maestro, sua moglie, il direttore, la Zibelli, mentivano tutti; ebbene, e lui l'avrebbe amata a dispetto di tutti. E l'amava più che mai, di fatti, trovando anzi nella severa eguaglianza della sua condotta verso di lui e perfino in ogni suo atteggiamento o movenza nuova ch'egli scoprisse, una riprova dell'onestà della sua vita. Un altro eccitamento gli si aggiunse. Avendo dei muratori, che rifacevan l'ammattonato del pianerottolo, disteso un'asse sulla parte smossa per servir di ponte agl'inquilini, era per lui una vera voluttà, uscendo di casa a tempo, veder passare su quell'asse la Pedani, e misurar l'incurvatura del legno sotto il suo passo, la quale gli dava, in certo modo, la sensazione indiretta e pure dolcissima del suo peso.
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