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      Egli andava dal maestro Fassi, di cui era amico. Le aveva fatto una grande scappellata e le si era accompagnato su per la scala, parlandole con una particolare espressione di rispetto e di simpatia. S'eran poi ritrovati due giorni dopo in casa del Fassi assente, dove la moglie, visto che si conoscevano, non aveva fatto presentazioni; e come il giovane era maestro all'ergastolo La Generala, la loro conversazione aveva preso un certo colore sentimentale, spiegando egli in che maniera fossero cessate in quella casa le risse sanguinose, le ribellioni e altre violenze, per virtù della istituzione della ginnastica, la quale serviva di sfogo all'esuberanza di vita ed all'orgoglio dei forti, diventati sdegnosi, dopo la vittoria pubblica degli esercizi, di opprimere i deboli riconosciuti. E continuando il discorso, le aveva chiesto spiegazioni e consigli, e l'aveva ascoltata con cosí viva e gentile attenzione, ch'essa n'era rimasta commossa. Da questo, con l'usata prontezza, le era rinata l'illusione d'un amore, e insieme l'allegrezza, la cordialità, l'amicizia; s'era rappattumata con la Pedani, soffocando anche l'invidia, che la incominciava a mordere, delle sue glorie ginnastiche; s'era rifatta buona alla scuola, aveva buttato la cappa nera della pedagogia, nella quale stava rinchiusa da un pezzo, e ricominciato a leggere libri di letteratura e a scrivere perfino dei versi di nascosto, trascurando l'amministrazione della casa, di cui soleva addossarsi tutte le cure. A questa nuova disposizione d'animo dovette la Pedani di esser incaricata, il primo giorno del mese, di portare essa medesima i denari della pigione al segretario; ciò che entrava nelle incombenze della sua amica.


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Amore e ginnastica
di Edmondo De Amicis
pagine 133

   





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