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      ..se ha bisogno di qualche riparazione...
      Questa volta alla ragazza sfuggí un sorriso. Rispose di no, tutto era in ordine nel suo quartierino; lo ringraziò della cortesia. E, alzandosi, tese la mano per prendere la ricevuta.
      Il momento era giunto: o subito o non più. Il segretario tirò indietro il foglio, e rinunziando a dir le parole preparate perché la confusione non gliele lasciava ritrovare, si slanciò con disperato coraggio contro al pericolo.
      - Signorina! - ripeté...
      Accade qualche volta anche ai non timidi, quando parlan dominati da una forte commozione, e tanto più se in una lingua che non hanno familiare, che il loro linguaggio, il tuono, il gesto, tutto devia involontariamente dal sentimento che vogliono esprimere, in modo che mentre questo è sincero, semplice, umile, l'espressione esce enfatica, tormentata, predicatoria, stonata, falsa, come se un altro parlasse in luogo loro, senza comprenderli, e quasi col proposito di farli fallire al loro scopo. Questo avvenne al povero don Celzani.
      Battendosi una mano sul petto, gonfiando troppo la voce, facendo la ruota con lo sguardo intorno alla maestra come per seguire il volo circolare d'una farfalla, e movendo in cento modi strani le grosse labbra come se le avesse intorpidite dal freddo:
      - Signorina! - declamò. - Io ho una cosa da dirle. Mi permetta. Mi perdoni. So che questo non è il luogo. Ma vi sono dei momenti, vi sono dei sentimenti, nei quali l'uomo onesto, quando è un affetto onesto, sia pure davanti a Dio, è impossibile, tutto si deve dire, tutto si può scusare, è un dovere lasciar dire.


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Amore e ginnastica
di Edmondo De Amicis
pagine 133

   





Celzani Dio