Il segretario sperò che fosse finita; ma il terribile vecchio chiese degli schiarimenti sui movimenti di flessione della ginnastica Schreber, e allora egli rinunciò al suo proposito.
L'aveva un'altra volta quasi raggiunta, sola, a piè della scala, rientrando in casa, quand'eccoti dietro l'ingegner Ginoni, che rientrava pure. Dopo che don Celzani era ricascato nella sua passione, quegli aveva ripreso a far con lui la sua parte di protettore, tra benevolo e canzonatorio. Ma questa volta gli diede un dispiacere.
- Signorina Pedani, - disse con la maggior serietà, mettendo una mano sulla spalla al segretario, - le faccio la presentazione d'uno dei più assidui e valenti acrobatici della Palestra di Torino.
Don Celzani fremè, negò, arrossendo, acceso di dispetto; si sarebbe voluto nascondere, e augurò il malanno in cuor suo all'impertinente. Ma la maestra fece un'esclamazione di lieta maraviglia, guardandolo, come per cercare i cambiamenti che la ginnastica aveva prodotti nella sua persona. In quel momento, appunto, egli stava nel solito atteggiamento pretesco; ma a lei parve di vedergli un che di più vivo negli occhi.
Nondimeno, dubitò d'uno scherzo.
- Vede che non lo può negare due volte, - disse l'ingegnere, - Creda, signora maestra, che il fatto d'aver mandato don Celzani alla Palestra sarà la più maravigliosa delle sue prodezze!
Quel don ferí un'altra volta nel vivo il Celzani. Ma egli vide in viso della ragazza un sorriso cosí sincero di compiacenza, senz'ombra di canzonatura, che si racconsolò. Sí, il momento era giunto, egli avrebbe fatto bene a non tardare nemmen più d'un giorno.
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