E la sera stessa, infatti, prima di notte, all'ora in cui sapeva che la Zibelli era fuori, preso il pretesto d'andar a vedere se s'era fatto un certo guasto nel tubo dell'acqua potabile, salí in casa della Pedani.
Sperava d'esser ricevuto nella sua camera. Essa lo ricevette invece nel salotto, in piedi. Vestiva la "blusa" da ginnastica, di rigatino turchino, che le disegnava mirabilmente le spalle, e una gonnella bianca, con una macchietta d'inchiostro sopra il ginocchio. Aveva per la prima volta l'aspetto un po'imbarazzato, ciò che stupí don Celzani; ma l'imbarazzo non derivava tanto dalla visita di lui, della quale indovinava lo scopo, quanto dalla certezza assoluta ch'ella aveva, come se la vedesse, che la donna di servizio, appostata dietro all'uscio, non avrebbe perduto una sillaba dei loro discorsi. Fu quindi costretta a esser breve e quasi dura nelle parole, cercando di temperare quella durezza coll'espressione del viso.
- Signorina, - disse piano don Celzani, tremando, dopo aver parlato ad alta voce del tubo, -... vengo per volta a domandarle... se è sempre della stessa idea.
Essa lo guardò con aria benevola, diede un'occhiata all'uscio, e ripete, con leggero accento di rammarico, le sue stesse parole: - Sempre della stessa idea...
Don Celzani impallidí. E domandò più piano: - Ir...removibile?
La maestra tornò a guardar verso l'uscio, e chinando un poco il viso in atto di pietà, rispose: - Sí.
Il segretario si passò una mano sulla fronte e sbarrò gli occhi. Quella risposta l'aveva paralizzato: non trovava parole.
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