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      Detto questo, la salutò, e quella s'avviò per le scale, pensierosa.
      Ma uscí ben presto da quel pensiero, poiché la sua passione sovrana riceveva in quei giorni un alimento potentissimo dalle notizie che giungevano d'ora in ora delle grandi feste del Congresso ginnastico di Francoforte. Ogni giornale che gliene recava nuovi particolari, rinfiammava il suo entusiasmo. Essa vedeva l'arrivo delle rappresentanze alla città, ricevute dal borgomastro e da una folla immensa di cittadini; vedeva la gran processione trionfale di quattordicimila ginnasti d'ogni paese del mondo, giovanetti, uomini canuti, uomini sul fiore degli anni, sventolanti centinaia di stendardi, accompagnati da duemila cantanti delle società corali, che s'avanzavano per le vie coperte di bandiere, sotto gli archi trionfali, fra le case decorate di corone e di ghirlande, sotto una pioggia di fiori; vedeva la palestra smisurata, con la statua colossale della Germania, e gli attrezzi innumerevoli, e ventimila spettatori, plaudenti a miracoli di forza, di destrezza e d'ardire; si rappresentava la maschia figura del Meller, il vincitore del primo premio, che agitava la sua corona di quercia fra gli urrà frenetici d'un popolo; si raffigurava quell'esercito di gagliardi sparsi per la città antica, dove appariva ad ogni passo il ritratto di Jahn Turn Vater, mescolati fraternamente alla cittadinanza, affollati intorno ai ginnasiarchi più celebri, a scrittori, a dotti, a medici, a riformatori, ragionanti in venti lingue diverse di tutto ciò che essa amava e ammirava, inebriati tutti dall'idea rigeneratrice della razza umana, dal soffio di gioventù e di grandezza che spirava nell'aria come a un grande spettacolo antico di Corinto e di Delfo.


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Amore e ginnastica
di Edmondo De Amicis
pagine 133

   





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