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      Per lei, che non aveva mai sognato d'uscire dalla più modesta oscurità, quel po' di rumore che si faceva in un angolo del mondo intorno al suo nome, era la gloria, e la gloria è solitudine. E quando sentiva questa solitudine, durante le interruzioni del suo lavoro, nei giorni in cui l'amica non le parlava, il suo pensiero andava qualche volta al povero don Celzani, non come a un amante, ma come a un amico, e allora ella stava per un momento con l'asticciuola della penna appoggiata al labbro di sotto, e con un leggero sorriso di benevolenza, rivolto alla sua immagine. Quegli l'amava, senza dubbio, ed essa capiva che la sua era una di quelle passioni che han materia da ardere per tutta la vita.
      Soltanto...
      Tenne la sua conferenza sulle pompiere volontarie. Aveva scelto male la serata; c'era poca gente, fra cui una trentina di signore e un gruppo di studenti; ma riportò fra quei pochi, per la singolarità del soggetto e per la vivezza originale dell'esposizione, un caloroso successo. Uno dei primi che le corsero a stringer la mano fu il giovane Ginoni, con tanto di faccia fresca, come se nulla fosse accaduto fra loro; anzi, con un sorriso scintillante in cui ella lesse con rammarico la risurrezione del suo capriccio. Infatti, al veder lei per la prima volta in pubblico, ammirata e applaudita, la sua passioncella aveva ripreso fuoco per la miccia della vanità. L'idea degli squisiti godimenti d'amor proprio che egli avrebbe assaporati, quando fosse riuscito a vincerla, ogni volta che l'avesse vista e udita a quel modo, gli diede come un solletico irresistibile.


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Amore e ginnastica
di Edmondo De Amicis
pagine 133

   





Celzani Ginoni