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      Bisognava sopire la cosa immediatamente. - Andiamo, caro segretario, - disse, - la maestra Pedani è fuor di quistione; io posso fare, in nome di mio figlio, per quel che riguarda la signorina, le più ampie scuse, com'è di dovere. Ma per ciò che riguarda lei... non ci fu che un po' di vivacità dalle due parti. Lei non ha che a mostrare un po' di buon volere, e la cosa non avrà seguito alcuno, ne rispondo io.
      Ma don Celzani non era più il don Celzani d'una volta. Stette su.
      - Io sono stato offeso, - disse.
      - Andiamo, - rispose l'ingegnere, - le parole più gravi che si sian pronunciate sono "ignobile agguato", e le ha dette lei. Chi ha più giudizio più ne metta. Lei ha quindici anni di più. Non è il caso di stare sui puntigli, che diavolo!
      Ma il segretario l'aveva a morte per quel certo braccio intorno alla vita. Questo era il punto, non la provocazione; per questo era di difficile accomodamento, - Pretende forse che io m'umilii?- domandò, rizzando la cresta.
      - Ma di che umiliazioni mi va parlando! - esclamò l'ingegnere. - Non si tratta di questo. Si tratta di salvar l'amor proprio d'un giovanotto, che ha lanciato una provocazione: non la vuol capire! Si tratta di fare in maniera che non sia costretto a darci seguito. Non ha che da dire che le rincresce d'aver pronunciate quelle due parole, e le rispondo io che tutto è finito. Oh santo Iddio! Ma è per punto d'onore o per gelosia che è tanto duro?
      Don Celzani rispose solennemente: - Per l'uno e per l'altro.
      L'ingegnere lo guardò... e perdette la pazienza.


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Amore e ginnastica
di Edmondo De Amicis
pagine 133

   





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