- Non credevo, - disse, contenendosi a stento, - che l'amore le avesse vuotato il cervello a questo segno. Ma dunque lei cerca un duello?
Quegli alzò il capo, e rispose con tuono veramente eroico: - Non lo cerco, ma non lo temo.
- E allora le dirò che è matto nel mezzo della testa, - gridò l'ingegnere esasperato, - e che se le piglierà, saran sue!
E uscí sbattendo l'uscio con violenza.
Un'altra scena tragicomica seguiva poche ore dopo al piano di sopra, cagionata dal medesimo fatto. La Pedani essendo rientrata in casa, all'ora di mettersi a tavola, col viso un po' turbato, la sua amica, che era allora in buon accordo con lei, gliene domandò il perchè, amorevolmente. Poco tempo addietro, ella non avrebbe rifiatato; ma ora che cominciava a sentire il bisogno di aprir l'animo, raccontò per filo e per segno, senza un sospetto al mondo, quello che era accaduto, esprimendo la sua inquietudine per ciò che ne poteva seguire. Alle prime parole, la Zibelli ebbe un colpo al cuore: dissimulò non di meno, e stette a sentir fino all'ultimo. Ma non potè rispondere una parola, tanto la rabbia la soffocava. Anche lo studente! Ma era nata per la sua dannazione quella malaugurata creatura! E chi sa da quanti mesi durava quell'amore, a cui da qualche settimana ella serviva di divagazione, e forse di stimolo! Non terminò di mangiare, disse che non si sentiva bene. Ma se non si sfogava, schiattava. E non si potendo sfogare, per dignità, su quell'argomento, ne cercò un altro, con impazienza febbrile. Finita in fretta la sua cena, la Pedani aperse sulla tavola ancora apparecchiata un atlante del Baumann, e prese ad esaminar le figure.
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