La Zibelli passeggiava per la stanza, mordendosi le labbra. A un tratto, si fermò dietro alle spalle dell'amica, e dando un'occhiata ai disegni, esclamò: -
- Che atteggiamenti da pagliacci, Dio mio!
Stuzzicata da quella parte, la Pedani si risentiva subito e sempre. Rispose: - Ma trovate una volta una critica nuova, se potete! Non fate che ripetere da anni e anni le stesse dieci parole!
- È perchè son sempre giuste, - ribatte la Zibelli. - E poi, fin che farete i sordi e starete sempre in adorazione del gran capo acrobata, come gli artisti pagati d'una compagnia!
Era un'impertinenza; ma la Pedani non pigliava mai nulla per sè, non vedeva che l'argomento contrario. - Gran capo acrobata! - esclamò, con un sorriso ironico. - Ha più buon senso e talento il Baumann in un dito mignolo di quel che n'abbian nel cervello tutti gli obermannisti passati, presenti e futuri. La quistione è giudicata.
- Ah non ancora! - rispose la Zibelli, facendo una spallata. - Il Baumann è un grande sconclusionato, che fa, disfà, senza aver nemmeno un'idea chiara e fissa del proprio metodo, e mette il mondo sossopra per far rumore. Non è altro!
- Il Baumann, - disse pacatamente la Pedani, - ha dato una ginnastica all'Italia, che non l'aveva.
- Come si può dir questo, - rispose la Zibelli, - mentre non ha fatto che esagerare tutto quello che c'era e voltare il modello in caricatura, che è la cosa più facile di questo mondo?
- Oh! è un'indegnità! - esclamò la Pedani. - E chi, fra l'altre cose, ha insegnato pel primo al vostro Obermann la ginnastica fra i banchi?
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