Il professor Padalocchi lo incaricò di andar a pregare in nome suo il maestro Fassi, che a una cert'ora cessasse di far saltare e giocar coi manubri la sua figliuolanza, perché lo disturbavano nei suoi studi di lingua. Il segretario, già irritato, non fece 1'ambasciata coi riguardi dovuti, e si lasciò sfuggire la parola baccano. Il maestro andò su tutte le furie. Chiamar baccano degli esperimenti scientifici, le preparazioni pratiche e ragionate ch'egli faceva delle proprie lezioni, torturandosi il cervello per il bene dell'umanità, gli pareva il non plus ultra dell'audacia, e, spalleggiato dalla moglie, rimbeccò il segretario in tutte le regole, alludendo con impertinenza alla Pedani; poi lo mise all'uscio, minacciandolo, e s'andò a lagnare col professore; il quale, accusando don Celzani d'aver adempito male l'incarico e compromesso un professore con un marrano, lo redarguí, si offese delle sue risposte e non lo guardò più in faccia.
Era dunque in rotta con tutti, oramai, su quella scala. Ma c'era di più. Delle sue distrazioni e della sua irritabilità avevano motivo di lagnarsi da un pezzo anche gl'inquilini dell'altra parte della casa; e poiché la notizia del suo innamoramento, causa di quella gran mutazione, s'era diffusa, tutti parlavano alto e basso di lui, senza riguardi. Insomma, l'ostinatezza di quel pretucolo fallito a voler una ragazza che non lo voleva, pareva una petulante pretensione, un indizio d'orgoglio ridicolo, o d'imbecillimento addirittura. E non gli facevan neppur l'onore di chiamarlo amore il suo: doveva essere una brutta passionaccia di seminarista invecchiato, e gli si leggeva negli occhi; raccontavano anzi di tentativi brutali ch'egli aveva fatto con la signorina su per le scale, gli davan del porco, lo guardavan per traverso; poi cominciarono a fargli dei piccoli sgarbi, a cui egli rispose con altri sgarbi; lo inasprirono fino al punto che diventò egli stesso provocatore.
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