Era sola, e non ostante l'aspettazione dell'ora desiderata e il bel sole che le empiva d'oro la stanza, era malinconica.
Alcune amiche che la dovevan venire a prendere per farle animo, non eran venute. Quella solitudine le pesava: ella non aveva mai tanto desiderato la compagnia. Fece dunque un atto quasi d'allegrezza quando le fu annunziato il segretario.
Questi entrò col cappello in mano, notò il vestito nero e mise un sospiro. Con quella fronte bendata, pallido, avvilito, triste come una cassa da morto, era veramente una figura da far compassione.
Non si volle sedere.
La maestra gli domandò subito che cos'avesse al capo
- Caduto alla Palestra, - rispose. E soggiunse che veniva a salutarla per l'ultima volta.
La Pedani credette che partisse, come ogni anno, per la campagna. E gli domandò: - Non viene neppure al Congresso?
Il segretario, che aveva visto il biglietto d'invito dallo zio, se n'era dimenticato. Ebbene, sí, sarebbe andato prima al Congresso, l'avrebbe vista ancora una volta nella piena luce della sua bellezza e del suo trionfo, e sarebbe partito poi, con quell'ultima immagine davanti agli occhi. Ma non disse questo; la ringraziò soltanto del biglietto ch'essa gli porse.
- Parto...- disse poi, con voce commossa, - Son venuto a salutarla.... per sempre.
La maestra lo guardò, e capí ogni cosa. Ma non trovò parola da dirgli. Infatti, che gli poteva dire? Ella sentiva che qualunque più lieve esortazione a rimanere sarebbe stata una lusinga, quasi una promessa, e la sua schietta natura non le consentiva di farla, perché non l'avrebbe potuta fare che con la determinata intenzione di mantenerla.
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