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      Non c'era ancora stata una adunanza cosí piena, né un'agitazione cosí viva.
      Quando don Celzani entrò nell'antica tribuna pubblica la seduta era già aperta da quasi un'ora. Appena seduto, egli cercò la Pedani. Non la trovò subito. Vide invece la Zibelli in uno dei banchi più bassi, di faccia alla presidenza, in mezzo ad altre due maestre, ch'egli non conosceva, e risalendo con lo sguardo su pei banchi di dietro, trovò il profilo caporalesco del maestro Fassi, che aveva intorno un grosso drappello di maestri di ginnastica di Torino; quasi tutti visi d'antichi militari, fra i quali riconobbe la testa bionda del maestro della Generala. Ma, dov'era lei? Dopo aver cercato un altro po'alla ventura, la ritrovò finalmente, riscotendosi tutto, in uno dei banchi più alti di destra dove avevan seduto i Massari, i Boggio, i Lanza, la più fedele pattuglia del grande ministro. Era in un posto vicino al finestrone, in mezzo allo stuolo vivace delle maestre ch'eran venute a prenderla a casa, e che le facevano intorno come una scorta d'onore. La luce del sole che entrava pel finestrone accendeva tutta la parte destra del suo corpo serrato nel vestito nero. Aveva delle carte davanti, discorreva con le vicine, pareva un po'agitata. Il segretario pose un pugno sull'altro sopra il parapetto, appoggiò il mento sui pugni, e rimase immobile cosí, guardandola, confortato da un'ultima speranza: che una volta sola, alzando gli occhi verso quella parte, ella avesse incontrato il suo sguardo. Sarebbe stato l'ultimo addio.


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Amore e ginnastica
di Edmondo De Amicis
pagine 133

   





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