Nemici della ginnastica, dei padri di giovinetti che, per l'eccesso delle fatiche della mente, cadono in consunzione, contraggono malattie cerebrali terribili, si abbandonano all'ipocondria e meditano il suicidio! Nemici e derisori della ginnastica a mille a mille, mentre la crescente facilità della locomozione e i raddoppiati comodi della vita già tendono a renderci inerti e fiacchi; mentre la rincrudita lotta per l'esistenza richiede a tutti ogni giorno un maggior dispendio di forza e di salute; nemici della ginnastica mentre siamo una generazione misera, sfibrata e guasta, che fa rigurgitar gli ospedali e gli ospizi di deformità e di dolori! Quale cecità! Quale insensatezza! Quale vergogna!
Le ultime parole furono accolte da uno scoppio di applausi. La Pedani prese animo, e incominciò a fare un confronto del discredito e della frivolezza della ginnastica in Italia con l'onore in cui era tenuta presso altre nazioni. Qui commise l'errore di diffondersi un po' troppo in citazioni statistiche, e qua e là si manifestò un principio di opposizione. Due o tre gruppi di maestre si misero a bisbigliare tra loro per distrarre l'uditorio. Don Celzani sentí il maestro Fassi, che non guardava mai l'oratrice, esclamar due o tre volte con dispetto: - È fuori dell'argomento! - Son cose che si sanno! - Una volta esclamò forte: - Bella novità! - tanto che molti si voltarono. Ma la Pedani uscí in tempo dal mal passo, accennando alle recenti feste di Francoforte con un periodo veramente felice, in cui l'uditorio vide per un momento davanti a sé la grande palestra riboccante del fiore della gioventù germanica, e sentí come la vampa di quel gagliardo entusiasmo passar sopra il suo capo.
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