Ma quello che è nuovo è la gigantesca potenza accumulatasi con loro in mano di cittadini privati, che s'alzano come sovrani in mezzo a popoli liberi, che posseggono parti della loro patria vaste come Stati, che tengon nella propria borsa la sorte di centinaia di migliaia d'uomini, che possono turbare a vantaggio proprio gl'interessi d'un'intera nazione e corrompere scopertamente moltitudini e poteri. Quello che è nuovo è che di fronte a questi monarchi della ricchezza, e alle loro strapotenti federazioni, che allargano intorno a sè come una landa sinistra la servitù morale e il salariato, siano sorte delle società di settecento mila lavoratori, delle Unioni di mestieri numerose come popoli e organate come eserciti, che in tutte le città dei paesi civili, chiamati a raccolta dalla grande industria, si vadano agglomerando i proletari in battaglioni e in reggimenti, che s'intendono, si disciplinano, e s'affratellano.
Quello che è nuovo pure è che si raccolgano congressi operai ai quali intervengono i delegati di diciannove nazioni, rappresentanti cinque milioni di lavoratori; che vi sian paesi dove venti città si dichiarino in favore del «socializzamento» della terra; che nel paese più colto e più potente d'Europa si mandino al parlamento quaranta campioni della nuova idea, con maggior numero di voti che non ne raccolga alcun altro partito della nazione; quello che è nuovo è un accordo internazionale di agitatori che con una parola d'ordine lanciata da Parigi a Sydney e da Berlino a Nuova York fa nello stesso giorno dell'anno disertar gli opifici a nove milioni di operai, e vegliare sull'armi dieci eserciti come sotto l'imminenza d'uno sfacelo degli Stati.
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