E in questo appunto, per chi ben considera, dovrebbero riconoscer gli illusi il maggior pericolo.
Le verità generali d'ordine sociale ed economiche - è un vecchio assioma - si ritrovano allo stato di intuizione istintiva anche nell'animo dei più incolti, e però anche la parte più incolta del proletariato italiano, confusamente, le intende. Senonchè le idee - come dice un grande psicologo - seminate in menti occulte e feconde si svolgono in escrescenze selvagge e si trasformano in chimere mostruose; che è quel che avviene fra noi dove è tanto maggior temerità di dottrine quanto minor capacità vera di metter in atto anche le più ragionevoli.
In luogo di rallegrarci dunque dell'ignoranza e della mancanza d'ordinamento collettivo che rallentano il moto fra noi, avremmo gran ragione di dolercene, poichè è appunto quest'ignoranza e questo disordine che fa le moltitudini impazienti e turbolente, come quelle in cui il furore dei desiderii non è temperato dalla coscienza sicura delle proprie forze e del proprio avvenire, nè dalla soddisfazione che hanno i ceti operai d'altri paesi di sentire la saldezza del proprio organesimo e di numerare giorno per giorno i loro progressi e le loro vittorie, donde ricavan la virtù di aspettare con pacatezza e di apparecchiarsi con raccoglimento.
È perchè là son colti e ordinati che studiano e discutono; è perchè studiano e discutono che vedono tutte le difficoltà del problema sociale e non credono che si possa risolvere d'un colpo. Ed è perchè le classi superiori non oppongon loro, come tra noi, o un'indifferenza o una negazione assoluta, l'una e l'altra insensata, ed entrambi irritanti, che non trascorrono e neppure minaccian di trascorrere alla violenza.
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