Pagina (48/65)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
     
      Diciamo allo scienziato e all'artista: - Come puoi tu, uomo di scienza, sospettar nemica tua una dottrina che sopra una fede illimitata nel progresso della scienza in larga parte si fonda, che dal perfezionamento della macchina, dalla prevalenza dell'agricoltura razionale, dallo sfruttamento scientifico di tutte le forze della natura attende ad un tempo e una diminuzione dello sforzo umano e una raddoppiata produzione?
      Come puoi tu, scrittore e artista, temere il trionfo di una dottrina che vuole estendere a tutti, nella maggior misura possibile, i godimenti dello spirito, e centuplicare con questo il numero degli uomini atti a comprendere l'opera tua? E se la società futura chiedesse a te, scienziato, il sacrifizio di volgere la tua scienza a fini più direttamente umani, e a te, artista, quello di scendere più spesso dall'altezza del tuo lavoro libero all'ufficio di educatore delle moltitudini, come non vi parrebbe dolce un tal sacrifizio, ricompensato da una tanto più diffusa ammirazione e più vasta gratitudine? E come non sentite che un più alto dovere di generosità e di sacrifizio è imposto ai privilegiati dell'intelletto, a coloro che portano sulla fronte dalla nascita questo segno luminoso della predilezione del destino?
      Diciamo all'umanitario, al filantropo: - O tu che combatti l'opera nostra, perchè credi la carità sufficiente a risolvere la gran quistione che affanna il mondo, disingannati in faccia all'evidenza dei fatti, e vieni con noi. No, non si scioglie la quistione con la beneficenza.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

La quistione sociale
di Edmondo De Amicis
Istituto Editoriale Italiano Milano
1917 pagine 65