PER L'INAUGURAZIONE DI UN CIRCOLO UNIVERSITARIO
A voi, studenti, domando perdono se non fui abbastanza modesto da rifiutare l'onore immeritato che mi faceste, chiamandomi a inaugurare il vostro Circolo con un breve discorso. Ma v'era nel vostro invito un significato che accarezzava irresistibilmente quel particolare amor proprio, sospettoso d'altri e di sè, che viene coi capelli grigi; il vostro invito voleva dire che, nonostante la disparità degli anni, non mi credete ancora tanto lontano da voi per calore d'affetti e per fede nei belli ideali della giovinezza, da non poter interpretare il pensiero e l'animo d'un'adunanza di studenti. Io non seppi vincere la tentazione di mostrare pubblicamente l'attestato di gioventù spirituale, di cui mi onoraste.
Ma una ben altra ragione mi spinse: furono due modeste parole ch'io lessi nel secondo articolo del vostro statuto.
In questo tempo in cui un troppo gran numero d'insecutori furiosi della fortuna cerca d'estendere le leggi biologiche della lotta per l'esistenza dai regni inferiori della natura alla società umana, per trarne cagione a sciogliersi da ogni più alto dovere di generosità e di gentilezza, è bello questo vostro intento, col quale voi rinnegate formalmente per parte vostra la prima e più dura di quelle leggi, che è l'egoismo; intento con cui mirate ad attuare, in mezzo a voi, uno dei più arditi concetti degli apostoli della giustizia e dell'uguaglianza assoluta: il diritto di tutti a procacciarsi la vita con la cultura e con l'esercizio delle loro facoltà migliori, nel campo a cui la natura li ha destinati.
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Circolo
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