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      Dal rimpianto del nostro passato noi ci volgiamo allora all'ammirazione del vostro, o studenti; del passato, voglio dire, della grande famiglia universitaria, giovane eternamente. Poichč questo ci tocca nel vivo dell'animo: che nella classe a cui appartenete sia eguagliato lo splendore delle speranze da quello delle tradizioni; che lungo tutta la via nella nostra storia nuova, dalla prima germinazione oscura dell'idea nazionale fino agli ultimi trionfi dorati dal sole, si ritrovino mille nomi della vostra bella schiera; che non si sia dato da settanta anni a questa volta un momento triste, difficile o solenne, in cui la patria non abbia udito la gran voce sonora delle vostre legioni esprimere prima di lei i suoi entusiasmi pių nobili e le sue risoluzioni pių audaci.
      Questi ricordi ci ridesta la vostra presenza. Voi avete consolato della vostra ammirazione festosa gli ultimi anni travagliati dei grandi vecchi, avete vendicato col grido giovanile ingiustizie memorabili, scosso da inerzie colpevoli classi cittadine troppo paurose d'ogni cosa; avete dato teste eroiche ai patiboli, petti di ferro alle barricate, rigagnoli di sangue ardente fra il Ticino e l'Adige, sui monti di Sicilia e sulle mura di Roma. E la gioia infinita che troviamo in queste memorie viene in gran parte dalla profonda, incrollabile, superba certezza che, se la storia si ricominciasse, essa non avrebbe per cagion vostra nč un dolore di pių nč una gloria di meno.
      Ma v'č un'altra ragione, anche pių potente, del nostro affetto per voi.


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La quistione sociale
di Edmondo De Amicis
Istituto Editoriale Italiano Milano
1917 pagine 65

   





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