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      - Vi riuscii - rispose - convertendo il lavoro forzato in lavoro spontaneo; - che era quanto dire: facendo con amore, quasi per diletto e per bisogno dello spirito, più che per forza di proposito e per iscopo di vantaggio proprio ed altrui, tutto quello che fece.
      E così potete far voi pure nel vostro piccolo campo scolastico; ma rammentandovi sempre, badate, che per studiare con facilità e con profitto bisogna aver la mente serena, che non s'ha la mente serena se non s'ha il cuore in pace, e che per avere il cuore in pace dovete adempiere con pari zelo tutti i doveri: esser riverenti coi genitori, rispettose con le insegnanti, affabili con le compagne, pietose con gl'infelici, buone con tutti.
      E vedrete sempre alla prova, care fanciulle, che per lavorare ed esser buone non avrete da fare due sforzi distinti, perchè dal lavoro esce la bontà, come dal moto il calore, perchè dalla bontà sorge il lavoro come dalla luce la vita, perchè lavoro e bontà sono due virtù gemelle che non si scompagnano nelle anime elette se non quando le disgiungono a forza l'infermità e la vecchiezza, e tendono a ricongiungersi sempre per trarre l'una dall'altra ardore e vigore, esse non vincono ogni avversità e non sfuggono alla legge del dolore, ad ogni dolore trovano un grande conforto e ogni avversità sostengono nobilmente, quando quello e queste affrontano insieme.
      Sì, siate buone, perchè dovete agli altri la bontà che loro chiedete e che, anche senza merito, per semplice virtù dell'età vostra, ottenete da tutti; perchè la bontà apre ed affina l'intelletto come il fuoco dilata e purifica l'aria; perchè è la sorgente inesausta dei sentimenti soavi e delle idee grandi; perchè è la madre e la nutrice di tutte le passioni più nobili, più operose, più benefiche, di cui si onori l'anima umana.


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La quistione sociale
di Edmondo De Amicis
Istituto Editoriale Italiano Milano
1917 pagine 65