— Ci son case, docks, magazzeni, officine, opifici.
— Senza interruzione?
— Senza interruzione.
— E dal dock delle Indie dove si va?
— Dal dock delle Indie si va all’Outer dock.
— E quanto c’è di strada per arrivare all’Outer dock?
— Ci sono presso a poco altre cinque miglia.
— Sempre in mezzo alle case e agli opifici?
— Sempre fra case e opifici.2
— Dall’Outer dock dove si va?
— Dall’Outer dock si va fino in faccia a Greenwich.
— E c’è?
— Due o tre miglia.
— Sempre nell’abitato?
— Sempre nell’abitato.
— E da Greenwich dove si va?
— Da Greenwich si va all’East India Import dock.
— Ed è distante da Greenwich?
— Circa otto miglia.
— Sempre fra case e opifici?
— Sempre fra case e opifici.
— E poi?
— E poi si continua.
— E dove finisce?
— Chi lo sa!
Questa volta mi guardai i piedi anch’io. Presi commiato dall’operaio, e mogio mogio ritornai sui miei passi, dicendo tra me: Oh povero illuso! E tu colle tue gambe credevi di venir a Londra a far delle bravate!
Riattraversai il mercato dei pesci, ripassai davanti il ponte di Londra e m’avviai verso il centro della città.
Quando arrivai in Fleet-street, il grande movimento era già cominciato.
Allora vidi Londra.
II.
Somerset-Haus (Palazzo Somerset).
Sui due marciapiedi della strada la gente era fitta come all’uscita d’un teatro, e non si vedevan crocchi, nè brigatelle, nè alcuno che gridasse e gesticolasse; andavan tutti in fretta e in silenzio, ciascuno approfittando d’ogni piccolo spiraglio che si facesse nella calca, per cacciarsi innanzi a chi lo precedeva; e urtandosi gli uni e gli altri, senza voltarsi.
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