Stanco e sbalordito, mi cacciai in una birreria, e tirando un gran respiro: — Ma che mondo è questo? — mi dimandai; — ma come si può vivere in questa maniera?
Osservatorio di Greenwich.
Poco dopo, mi rimisi in cammino e arrivai sulla piazza di Trafalgar, ch’è nel centro del quartiere più frequentato dai forestieri. Mi piacque l’altissima colonna che sostien ritta nella nebbia la statua del bravo Nelson, e ammirai i quattro enormi leoni che le fanno corona; ma lo square, forse perchè lo paragonai alla piazza della Concordia di Parigi, mi riuscì al disotto di quello che m’aspettavo. Là è il punto d’incontro di tutti gli omnibus di Londra occidentale, e ognuno può immaginare che trambusto. Basti dire che mi venne da ridere pensando a ciò che nel corso a Roma, in via Toledo a Napoli e in certe strade di Genova, noi chiamiamo un gran movimento, e che appetto a quello non è che il tranquillo via vai di un villaggio in un giorno di festa. Infilai la gran strada di Whitehall o andai a riuscire sulla piazza del palazzo del Parlamento, e di qui mi diressi sul ponte di Westminster.
Il colpo d’occhio che si gode di là è il più bello di Londra, e rivende tutte le vedute dei ponti della Senna. Da una parte si vede il grande e delicato palazzo gotico del Parlamento, incoronato d’innumerevoli torricine, e decorato di mille statue di regine e di re, di là dal quale s’alzano le torri della gloriosa Abbazia di Westminster, il Panteon dell’Inghilterra; sull’altra sponda, gli otto graziosi edifizi dell’Ospedale di San Giacomo, dipinti di vivi colori; a monte del fiume, un orizzonte aperto ed allegro.
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