pensiero attraversa i continenti e si rappresenta le immense curve descritte sul globo da quella miriade di navi che s’incontrano e si salutano; le fatiche e i pericoli infiniti, il via vai perpetuo per le terre e pei mari, il lavoro eterno dell’umanità instancabile, e par di comprendere per la prima volta le leggi della vita del mondo. E intanto il bastimento vola, il Tamigi s’allarga, le foreste di navi non appariscono più che come vasti canneti sull’orizzonte leggermente dorato dal sole che cade; ma ai docks succedono ancora i docks, i bacini ai bacini, i magazzeni ai magazzeni, gli arsenali agli arsenali; Londra, la grande Londra è sempre là; Londra, dopo quattr’ore di navigazione, ci segue ancora; a destra, a sinistra, davanti, fin dove arriva lo sguardo, si vede ancora con un misto quasi di dubbio e di spavento la città mostruosa che lavora e s’avanza.
Palazzo Lambeth.
UN’ESCURSIONENEI
QUARTIERI POVERI DI LONDRADI
L. SIMONIN
I.
Come mi trovassi a Londra.
Progetto di un’escursione nei quartieri poveri. – Seven Dials. – L’ispettore di polizia, signor Price. – Una sfilata di pezzenti.
Era il mese di luglio 1862. Io mi trovava a Londra col mio amico M. D. B., pittore ed un suo allievo. Ritornavamo dalle miniere di Cornovaglia e dai distretti industriali tanto curiosi del paese di Galles.
Londra era allora popolata da dieci volte più di forestieri che non ne contenga d’ordinario; era tutta intenta alla grande Esposizione, che per la seconda volta in undici anni riuniva nelle sue mura i popoli ed i prodotti dell’universo.
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