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      Io aveva già visitato a più riprese la gran navata e le traverse, le gallerie e gli annessi del palazzo di Kensington, ammirate le mostre dell’industria dell’uno e dell’altro emisfero, riunite colà in sì poco tempo come sotto il colpo d’una bacchetta magica. In sulle prime i miei amici mi avevano seguito; ma poi, stanchi più presto di me di questo spettacolo sempre uguale, non avevano tardato a domandare a Londra altre distrazioni; ma la città-regina, the queen-city, per chiamarla come gli Inglesi, ha ben presto mostrato al forastiero tutto quanto può offrire; essa è ben lontana dal procurargli tutti i divertimenti, tutte le gioie di Parigi. E allora che cosa si deve fare?... Correre verso luoghi più divertenti come fanno la maggior parte dei toristi. Tuttavia noi non partimmo così sotto un accesso di spleen, e decisi ad osservare ancora tutto ciò che attorno a noi poteva attirare la nostra curiosità, ci risolvemmo a fare un’escursione nei quartieri poveri di Londra.
      I cupi recessi di White Chapel, di Waping e Christ Church, sono più sconosciuti, non diremo già soltanto ai Francesi, ma anche ai Londoners stessi, che l’arem di Costantinopoli. In questi tristi recessi brulicano, ammucchiati alla rinfusa, tutti quei poveri disgraziati senza fuoco e senza tetto, che il vizio e la miseria vi hanno condotto. Là, frammischiati alla folla di quei disgraziati, si trovano quei ladruncoli, quei pick-pockets famosi, che la fanno in barba alla polizia inglese, la più scaltra dell’universo.


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Ricordi di Londra
di Edmondo De Amicis
Treves Milano
1874 pagine 86

   





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