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      Pochi dormienti erano a letto nelle camere; nè si svegliarono al nostro avvicinarsi. Al rumore ansante delle loro respirazioni, al russare sonoro di uno di essi, ai movimenti bruschi e convulsivi che interrompevano il sonno d’un terzo, si capiva che ciascuno covava un’orgia recente. Da ogni lato era un riposo turbato da sogni, agitato dai fumi del gin, del brandy, dell’ale, o del porter, liquori ardenti tanto cari ai gorgozzuli britannici. La tenuta dello stabilimento era in relazione cogli ospiti che lo frequentavano: la scala era un vero trabocchetto: le muraglie schifosamente sucide, e di più un odore malsano, sui generis, esalava da per tutto dalle camere e dai corridoi: odore di abiti vecchi, sucidi, di vecchie scarpe, di cenci putridi, di tutto quanto si vorrà immaginare di più nauseante. Noi non potemmo resistere lunga pezza e domandammo di abbandonare quel luogo. Uscendo, demmo un’occhiata al refettorio, dove ammucchiati sulle panche e coricati per terra, a gruppi come i pidocchiosi di Murillo, dormivano poveri ragazzi appena coperti.
      Un dormitorio di common lodging house.
      Questi piccoli vagabondi, i cui parenti a quell’ora erano certamente andati pei fatti loro, entravano così nella vita per la miseria, l’abbandono e l’ignoranza. Fanciulli predestinati al vizio ed alle prigioni, degni figli dei loro padri!... E come meravigliarsi, dopo aver veduto ciò, che il pauperismo estenda sempre più i suoi guasti a Londra, e che, malgrado tanti istituti di carità, il vagabondaggio, la mendicità, il furto, la depravazione, l’assassinio abbiano sempre sì numerosi proseliti nella moderna Babilonia?


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Ricordi di Londra
di Edmondo De Amicis
Treves Milano
1874 pagine 86

   





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