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      25 cent.) che si faceva dare da uno di noi, e poi sciogliere il nodo mostrandoci in luogo della nostra moneta d’argento un grosso penny di rame di dieci centesimi, che ci presentava con quella gentilezza squisita particolare ai prestigiatori. Noi accettammo di buon grado questo tramutamento di metalli che fu riprodotto a più riprese a detrimento della nostra borsa, all’opposto del metodo degli alchimisti, che cercavano almeno di cambiare il rame in argento e il piombo in oro, i metalli ignobili nei metalli nobili, come si diceva ai tempi felici degli alchimisti. Cionullameno noi ce ne andammo soddisfatti del prestigiatore, ed il prestigiatore ancora più soddisfatto di noi.
      E così frammischiando il comico al serio, noi andavamo per questi strani quartieri sotto l’occhio vigile della polizia, che non ci perdeva di vista. Con quali cure paterne ci guidavano quei buoni constabili!... con quanta intelligenza ci dirigevano attraverso viuzze impure, cortili oscuri, androni che sembravano senza uscita!... Si capiva che la nostra vita era loro affidata. Ed infatti senza la loro continua sorveglianza, non solamente saremmo stati svaligiati perfino della camicia (domando perdono agli Inglesi di pronunciare questa parola, che qui è di circostanza), ma fors’anche maltrattati, se avessimo voluto difenderci. Le faccie che incontravamo si erano come rabbuiate. Abbeverati d’alcool, i pezzenti di cui percorrevamo le dimore, tornarono a casa a tastoni. Alcuni si coricavano lunghi distesi a’ piedi d’un muro, per non più rialzarsi fino al mattino; altri si lasciavano andare sopra un mucchio d’immondizie, dove scomparivano per metà; altri ancora affondavano nel fango o sdrucciolavano nel ruscello della via, la cui acqua fresca, bagnando loro la faccia e le membra, li svegliava un momento; aprivano allora gli occhi incerti ed interpellavano i passanti in una lingua inintelligibile.


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Ricordi di Londra
di Edmondo De Amicis
Treves Milano
1874 pagine 86

   





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