«Saint-Gilles è a due passi da Oxford Street, da Piccadilly, dice ancora Teofilo Gautier, e questo contrasto si presenta senza alcuna gradazione. Voi passate senza transizione dalla più smagliante opulenza alla più squallida miseria. Le carrozze non penetrano in queste viuzze sfondate, piene di pozzanghere dove formicolano dei fanciulli mezzo nudi, ed ove grandi ragazze dai capelli arruffati, coi piedi nudi, nude le gambe, un lurido cencio sulle spalle, vi guardano con occhio torvo e feroce. Quante sofferenze! quanta fame si legge su quelle facce magre, livide, terree e raggrinzate dal freddo! Ci sono dei poveri diavoli che ebbero sempre fame dal giorno in cui furono slattati.... A forza di privazioni, il sangue di questi infelici s’intristisce, e da rosso diventa giallo, come lo attestano i rapporti dei medici.»
Una cosa che rattrista quando si studia la miseria a Londra, si è che questa miseria è un po’ da per tutto. Noi l’abbiamo ora visitata nei suoi quartieri classici, quelli che attirano sempre di preferenza l’attenzione del moralista, dell’economista, del viaggiatore; ma essa esiste anche altrove, ed ecco che il West-End, uno dei quartieri più aristocratici e più eleganti, posto all’estremità occidentale di Londra nuova, va a presentarci esso pure dei tristi e cupi recessi. «Nel superbo quartiere di Kensington, non lungi dagli splendidi giardini della regina, ci dice uno scrittore inglese, si trovano delle vie intiere formate da orrendi bugigattoli scavati in un terreno tutto pregno d’immondizie.
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