Indice generale
IL PRIMO GIORNO A PARIGI
UNO SGUARDO ALL’ESPOSIZIONE
VITTOR HUGO
I.
II.
III.
IV.
V.
VI.
VII.
VIII.
IX.
EMILIO ZOLA
I.
II
III.
PARIGI
IL PRIMO GIORNO A PARIGI
Eccomi preso daccapo a quest’immensa rete dorata, in cui ogni tanto bisogna cascare, volere o non volere. La prima volta ci restai quattro mesi, dibattendomi disperatamente, e benedissi il giorno che ne uscii. Ma vedo che la colpa era tutta mia, ora che ci ritorno
.... composto a nobile quiete,
perchè guai a chi viene a Parigi troppo giovane, senza uno scopo fermo, colla testa in tumulto e colle tasche vuote! Ora vedo Parigi serenamente, e la vedo a traverso all’anima d’un caro amico, che mi fa risentire più vive e più fresche tutte le impressioni della prima volta.
Ed ecco quelle del primo giorno, come le può rendere una mente stanca e una penna presa ad imprestito dall’albergatore.
Prima d’esser condotto all’Esposizione, bisogna che il lettore entri con noi in Parigi; daremo insieme un’occhiata al teatro prima di voltarci verso il palco scenico.
Siamo discesi alla stazione della strada ferrata di Lione, alle otto della mattina, con un tempo bellissimo. E ci trovammo subito imbarazzati. Avevamo letto nei giornali che i fiaccherai di Parigi spingevano le loro pretese fino al punto di non voler più trasportare persone grasse. Io feci osservare al Giacosa che noi due eravamo fatti apposta per provocare e giustificare un rifiuto sdegnoso dal più cortese dei fiaccherai. Egli s’impensierì, io pure. Avevamo indosso, per giunta, due spolverine che c’ingrossavano spietatamente.
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