— L’affollamento maggiore è sotto le grandi arcate delle Belle arti, e intorno al Padiglione della città di Parigi, che drizza i suoi sei frontoni imbandierati nel mezzo del Campo di Marte. Qui è il luogo di convegno dello «stato maggiore» dell’Esposizione. Qui fanno crocchio gli artisti e i commissarii di tutti i paesi, gli operai si radunano e si sciolgono, i critici tagliano l’aria coi gesti cattedratici, i giornalisti notano, i disegnatori schizzano, le discussioni fervono, i curiosi cercano i visi illustri, i nuovi arrivati si ritrovano, le «celebrità» dell’Esposizione passano fra le scappellate e gli inchini. Ecco qui monsieur Hardy, per esempio, l’architetto del Palazzo del Campo di Marte; ecco là monsieur Duval, direttore dei lavori idraulici, e i signori Bourdais e Davioud, architetti del Palazzo del Trocadero. E purchè abbiate una faccia un po’ straordinaria, e due amici ai fianchi, che vi parlino in atto rispettoso, potete passare facilissimamente per un principe o per un re che visita l’Esposizione in stretto incognito, e sentirvi intorno, qua e là, un mormorio sommesso da vestibolo di Corte. C’è da cavarsi tutti i gusti, da soddisfare tutti i bisogni e da riparare a tutti gli accidenti. Potete telegrafare a casa, scrivere le vostre lettere, fare il bagno, prendere di tanto in tanto una scossetta elettrica, farvi pesare, portare, fotografare, profumare, curare; ci sono stazioni di pompieri, corpi di guardia, farmacie, infermerie: non manca che il camposanto. Ci son poi le ore fisse per lo studio e per le esperienze scientifiche, e allora i visitatori accorrono e s’affollano in quei dati punti.
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