Pagina (129/192)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Ha in questo anche lui, come dice dello Shakespeare Vittor Hugo, une sorte de parti pris gigantesque. A questo «partito preso» adatta conseguentemente l’arte sua, che viene ad essere una riproduzione piuttosto che una creazione; ed è infatti un’arte tranquilla, paziente, metodica, che non manda grandi lampi, ma che rischiara ogni cosa, d’una luce eguale, da tutte le parti; ardimentosa, ma guardinga nei suoi ardimenti; sempre sicura dei fatti propri; che s’alza poco, ma non casca mai, e procede a passo lento, ma per una via direttissima, verso un termine che vede chiarissimamente. I suoi romanzi non son quasi romanzi. Non hanno scheletro, o appena la colonna vertebrale. Provate a raccontarne uno: è impossibile. Sono composti d’una quantità enorme di particolari, che vi sfuggono in gran parte dopo la lettura, come i mille quadretti senza soggetto d’un museo olandese. Perciò si rileggono con piacere. Vi si aspetta di pagina in pagina un grosso fatto, che ci fugge davanti, e non si raggiunge mai. Non vi accade mai un urto forte di affetti, d’interessi, di persone, che tenga l’animo sospeso, e da cui tutto il romanzo dipenda. Non ci sono punti alti, da cui si domini con uno sguardo un grande spazio; è una continua pianura in cui si cammina a capo chino, deviando ogni momento e arrestandosi ad ogni passo ad osservare la pietra, l’insetto, l’orma, il filo d’erba. I suoi personaggi non agiscono quasi. La maggior parte non sono necessarii a quella qualsiasi azione che si svolge nel romanzo.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Ricordi di Parigi
di Edmondo De Amicis
Treves Milano
1879 pagine 192

   





Shakespeare Vittor Hugo