Poi fu collaboratore del Figaro. Dopo poco tempo, perdette quel posto, e rimase sul lastrico. Arrivato a questo punto lo Zola tagliò corto, ma capii da certi lampi de’ suoi occhi e da certi suoi stringimenti di labbra, che quello dev’esser stato un periodo tremendo della sua vita. S’ingegnò di campare scribacchiando qua e là; ma ne cavava appena tanto da reggersi, e non tutti i giorni. Fu quello il tempo in cui fece quegli studi tristi e profondi sul popolo parigino, che appariscono particolarmente nell’Assommoir e nel Ventre de Paris. Visse in mezzo alla povera gente, abitò in parecchie di quelle case operaie che descrisse poi maestrevolmente nell’Assommoir; – in una, fra le altre, dove stavano trecento operai dei più miserabili; – studiò il vizio e la fame, conobbe delle Nana, faticò, digiunò, pianse, si perdette d’animo, lottò con coraggio; ma infine il suo carattere si fortificò in quella vita, e ne uscì armato e preparato alle battaglie che lo aspettavano nella grande arena dell’arte. All’età della leva, però, non era ancora nè francese nè italiano, e poteva scegliere fra le due nazionalità. — Ma ero nato qui, — disse — avevo qui molti ricordi e molti legami; cominciavo ad aprirmi una strada; amavo il luogo dove avevo sofferto; scelsi per patria la Francia.
Questa è la sua prima vita d’uomo. La sua prima vita letteraria non è meno singolare, ed egli la espose colla medesima franchezza, continuando a giocare col pugnaletto.
Cominciò tardi le sue scuole perchè aveva poca salute.
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