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      E propugnando queste teorie, difende ostinatamente i suoi lavori drammatici. Un amico andò a visitarlo dopo la caduta del suo Bouton de rose al Palais Royal, e lo trovò a tavolino con davanti un mucchio di fogli scritti. — Che cosa fate? — gli domandò, — Vous comprenez — rispose — je ne veux pus lâcher ma pièce. —» Stava facendo una difesa del Bouton de Rose, curiosissima, nella quale si rivela il suo carattere meglio che in un epistolario di cinque volumi. Cominciò coll’esporre il soggetto della commedia, ricavata in parte dai Contes drólatiques del Balzac, e come si svolse nella sua mente, e le ragioni d’ogni personaggio e d’ogni scena. E poi: — Sta bene — disse — il dramma è caduto. — Riferisco presso a poco le sue parole. — Io accetto altamente tutte le responsabilità. Questo dramma m’è diventato caro per la brutalità odiosa con cui fu trattato. Lo scatenamento feroce della folla l’ha rialzato e ingrandito ai miei occhi. Più tardi ci sarà appello: i processi letterari sono suscettibili di cassazione. Il pubblico non ha voluto capire il mio lavoro, perchè non vi ha trovato quella specie di vis comica che vi cercava, che è un fiore tutto parigino, sbocciato sui marciapiedi dei boulevards. Ha trovato il mio spirito grossolano! Diavolo! Come si fa a sopportare la franchezza d’un uomo che viene avanti con un stile diretto e che chiama le cose col loro nome? Già, il sapore dell’antico racconto francese non si sente più; non si capiscono più quei tipi: io avrei dovuto mettere un avviso a stampa sulla schiena dei miei personaggi.


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Ricordi di Parigi
di Edmondo De Amicis
Treves Milano
1879 pagine 192

   





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