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      E poi una buona metà del teatro faceva voti ardenti perchè il mio Bouton de rose capitombolasse. Erano andati là come si va nella baracca d’un domatore di fiere, col segreto desiderio di vedermi divorare. Io mi son fatti molti nemici colle mie critiche teatrali, in cui la sincerità è la mia sola forza. Chi giudica i lavori degli altri, s’espone alle rappresaglie. I vaudevillisti vessati e i drammaturghi esasperati si son detti: — Finalmente! Lo andremo a giudicare una volta, questo terribile uomo! Nell’orchestra c’erano dei signori che si mostravano reciprocamente le chiavi. C’era poi un’altra ragione. Io sono romanziere. Questo basta. Riuscendo nel teatro, avrei occupato troppo posto. Bisognava impedire. E d’altra parte era giusto che io espiassi le quarantadue edizioni dell’Assommoir e le diciasette edizioni della Page d’amour. — Schiacciamolo, — si son detti. E l’han fatto. Si ascoltò il primo atto, si fischiò: il secondo e non si volle sentire il terzo. Il fracasso era tale che i critici non potevano neppur sentire il nome dei personaggi; alcune innocentissime parole di argot scoppiarono nel teatro come bombe; i muri minacciavano di crollare; non si capiva più nulla. E così sono stato ammazzato. Ora non ho più nè rancore nè tristezza. Ma il giorno dopo non riuscii a soffocare un sentimento di giusta indignazione. Credevo che la seconda sera la commedia non sarebbe arrivata di là dal secondo atto. Mi pareva che il pubblico pagante dovesse completare il disastro. Andai al teatro, a ora tarda, e salendo le scale, interrogai un artista: — Ebbene, vanno in collera, di sopra?


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Ricordi di Parigi
di Edmondo De Amicis
Treves Milano
1879 pagine 192

   





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