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      Il sangue, poi! «Tra due guancie impiastrate un mezzo naso.» La bellezza è tutta nelle carrozze chiuse o nei salotti inaccessibili; alla luce del sole non ci sono che le acciugheDi lussuria anelanti e semivive
      o i donnoni che scoppian nel busto, immobili dietro ai comptoirs, come grosse gatte, con quei faccioni antigeometrici, che non dicono il bellissimo nulla. E il sesso mascolino, dunque! Quel formicolìo di gommeux, mostre di uomini, con quei vestiti da modellini di sarto, da cui spunta la cocca del fazzoletto e la punta della borsina e il guantino e il mazzettino; environnés, come dice il Dumas, d’une légére atmosphère de perruquier; senza spalle, senza petto, senza testa, senza sangue, che paiono fatti apposta per essere scappellati con una pedata da una ballerina del Valentino! E che ragazzaglia tutti quanti, giovani e vecchi, di tutte le classi! Trecento «cittadini» si affacciano alle spallette d’un ponte per veder lavare un cane; passa un tamburo, s’affolla mezzo mondo; e mille persone, in una stazione di strada ferrata, fanno un fracasso interminabile di battimani, d’urli e di risa perchè è caduto il cappello a un guardatreni; e guardatevi bene dal tossire, perchè possono mettersi a tossire tutti e mille insieme per tre quarti d’ora. E che democratici! Oh questo sì; democratici nel sangue, e fierissimi sprezzatori d’ogni vanità, come monsieur Poirier. Il vostro amico intimo, per desinare faccia a faccia con voi, in casa propria, si mette il nastro all’occhiello; il ricco negoziante di telerie vi annunzia col viso radiante, come un trionfo della casa, che avrà a pranzo un sotto prefetto dègommé; i sergents de ville si pigliano impunemente, colla folla, delle licenze manesche di cui basterebbe una mezza, fra noi, a provocare un sottosopra; e il popolo sovrano, nelle feste pubbliche, è fermato a tutti i varchi a furia di sentinelle e di barricate, scacciato, malmenato con una brutalità, che persino l’aristocratico Figaro, il giornale che concilia con tanto garbo la descrizione d’una santa comunione e l’aneddoto della fille aux cheveux carotte, si sente in dovere di levare un grido d’indignazione.


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Ricordi di Parigi
di Edmondo De Amicis
Treves Milano
1879 pagine 192

   





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