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      E poi questa mania universale di fair de l’esprit che castra il pensiero, che fa dir tante goffaggini, e sacrificare così spesso la ragione, la dignità e l’amicizia a un succés di cinque minuti, è come un velo continuamente sventolato davanti al pensiero, che intorbida la vista delle anime. Potete mai sapere che cosa rimpiatti un uomo dietro quello scherzo eterno? Ma ci son ben altri veli tra il Parigino e voi. Il Parigino «della buona società» sembra un uomo, come suol dirsi, alla mano; ma non lo è affatto. È raro che proviate con lui il piacere d’una conversazione famigliarissima e liberissima. Preoccupato, com’è sempre, dal pensiero di essere un oggetto di curiosità e di studio per lo straniero, sta in guardia, regola il gesto e il sorriso, studia l’inflessione della voce, pensa continuamente a giustificare l’ammirazione che presuppone in voi, e ha sempre un po’ della civetteria della donna e della vanità dell’artista. Ogni momento vi vien la voglia di dirgli: — Ma leviamoci i guanti una volta! — La sua natura corrisponde al suo modo di vestire, che, anche quando è modesto, ha qualche piccolissima cosa che tradisce la ricercatezza effeminata del bellimbusto. Egli è gentile senza dubbio, ma d’una gentilezza che vi tiene in là, come la mano leggiera d’una ragazza che non vuol essere toccata. Vada per lo Spagnuolo, il quale fa sentire la sua superiorità con una vanteria colossale, sballata tanto dall’alto, che vi passa al di sopra della testa. Ma il Parigino vi umilia delicatamente, a colpi di spilla, con quel perpetuo sorriso aguzzo di chi assaggia una salsa piccante, facendovi delle interrogazioni sbadate, colorite d’una curiosità benevola delle cose vostre.


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Ricordi di Parigi
di Edmondo De Amicis
Treves Milano
1879 pagine 192

   





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