Ricordo che mentre stavo per scender nella barca che mi doveva condurre al bastimento, mi fu data una lettera da un fattorino d'albergo, nella quale non erano che queste parole: "Tristi notizie di Spagna. La condizione d'un italiano a Madrid, in tempi di lotta contro il Re, sarebbe pericolosa. Persisti a partire? Pensaci." Saltai nella barca, e via. Poco prima che il bastimento partisse, vennero due uffiziali a dirmi addio: mi par ancora di vederli ritti in mezzo alla barca, quando il bastimento cominciava a muoversi.
Portami una spada di Toledo!
gridavano.
Portami una bottiglia di Xères!
Portami una chitarra! Un cappello andaluso! Un pugnale!
Di lì a poco non vidi più che i loro fazzoletti bianchi, e udii il loro ultimo grido; tentai di rispondere, ma la voce mi restò strozzata a mezza gola; mi misi a ridere, e mi passai una mano sugli occhi. Poco dopo mi rintanai nel mio bugigattolo, e addormentatomi d'un sonno delizioso, sognai i consigli di mia madre, il portamonete, la Francia, le Andaluse. [3]All'alba saltai su, e salii subito a poppa: eravamo a poca distanza dalla costa, era già costa francese, il primo lembo di terra straniera, ch'io vedeva: curiosa! non potevo saziarmi di guardare, e mille vaghi pensieri mi giravano per la testa, e dicevo: è la Francia? ma davvero? Son proprio io che son qui? Mi venivan dei dubbi sulla mia identità. A mezzogiorno si cominciò a vedere Marsiglia. La prima vista d'una gran città di mare dà come una sorta di stordimento, che uccide il piacere della meraviglia.
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Spagna
di Edmondo De Amicis
Barbera Firenze 1873
pagine 422 |
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