L'Aragona, già sì fiorente sotto i suoi Re, è ora una delle provincie più povere della Spagna. Solamente sulla sponda dell'Ebro, e lungo il canale famoso che si stende da Tudela, per diciotto leghe, fin presso Saragozza, e serve insieme all'irrigazione dei campi e al trasporto delle derrate, ha un po' di vita il commercio; nelle altre parti langue, od è morto. Le stazioni della strada ferrata sono deserte: quando il treno si ferma, non si sente altra voce che quella di qualche vecchio trovatore, che strimpella la chitarra, canterellando una canzone monotona, che si riode poi in tutte le altre stazioni, e in seguito nelle città aragonesi, variate le parole, eternamente uguale il motivo. Non essendoci che vedere fuori del finestrino, mi rivolsi ai compagni di viaggio.
Il carrozzone era pieno di gente; e siccome i carrozzoni di seconda classe, in Spagna, non hanno scompartimenti, eravamo quaranta fra viaggiatori e viaggiatrici, visibili tutti uno all'altro: preti, monache, ragazzi, serve, e altri personaggi che potevano essere negozianti, o impiegati, o agenti segreti di Don Carlos. I preti fumavano, come è uso in[39] Ispagna, il loro cigarrito, offerendo amabilmente ai vicini la scatola da tabacco e le cartoline; altri mangiavano a due palmenti, facendosi passare l'uno all'altro una specie di vescica che, compressa con ambe le mani, mandava uno schizzo di vino; altri leggevano il giornale corrugando tratto tratto le sopracciglia in atto di profonda meditazione. Uno spagnuolo, quand'è in compagnia, non si mette in bocca uno spicchio d'arancio, o una fetta di formaggio, o un boccone di pane, se prima non ha pregato tutti di mangiare con lui; e per questo io mi vidi passar sotto il naso frutta, e pani, e sardelle, e bicchieri di vino, e che so io, accompagnato ogni cosa da un gentile: "Gusta Usted comer[1] conmigo?
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Spagna
di Edmondo De Amicis
Barbera Firenze 1873
pagine 422 |
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