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      Oh suonasse pur quella voce! io pensavo; seguisse pure l'apparizione; e fosse anche una parola o una vista che mi facesse incanutire dallo spavento e gettare un urlo non udito mai sulla terra; purchè mi liberasse per sempre da questo orribile dubbio che mi rode il cervello e mi contrista la vita!
      Tentai d'entrar nel Santuario, non ci riuscii; avrei dovuto passare sulle spalle d'un centinaio di fedeli, qualcuno dei quali cominciava già a guardarmi in cagnesco perchè andavo attorno con un quaderno e una matita fra le mani. Cercai di scendere nella critta sotterranea ove son le tombe degli arcivescovi e l'urna che racchiude il cuore del secondo don Giovanni d'Austria, figlio naturale di Filippo IV; non mi fu concesso. Domandai di vedere le vestimenta,[49] gli ori, le gemme, che profusero ai piedi della Vergine i grandi, i principi, i monarchi d'ogni età e d'ogni paese; mi fu risposto che non era l'ora opportuna, e neanco mostrando una luccicante peceta potei corrompere l'onesto sacrestano. Ma non rifiutò di darmi alcune notizie intorno al culto della Vergine quando gli dissi, per entrargli in grazia, ch'ero nato a Roma, nel Borgo Pio, e che dal terrazzino di casa mia si vedevan le finestre dell'appartamento del Papa.
      È un fatto,
      mi disse, "quasi miracoloso, e che non si crederebbe, se non fosse attestato dalla tradizione, che dal tempo antichissimo quando fu posta sul piedistallo la statua della Vergine, fino al giorno in cui viviamo, tranne la notte che la chiesa è chiusa, il santuario non rimase vuoto un momento, un momento solo, in tutto il rigore della parola.


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Spagna
di Edmondo De Amicis
Barbera Firenze
1873 pagine 422

   





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