V'hanno dei momenti in cui il viaggiatore più gaio e più appassionato, girando per le strade d'una città sconosciuta, viene assalito improvvisamente da un così profondo senso di noia che se potesse, per virtù d'una parola, rivolare a casa tra i suoi, colla[53] rapidità d'un genio delle Mille e una notte, proferirebbe quella parola con uno slancio di allegrezza. Fui colto da un cotal senso nel punto che infilavo non so che stradicciuola lontana dal centro della città; e n'ebbi quasi spavento. Richiamai in fretta alla mente le immagini di Madrid, di Siviglia, di Granata, per scuotermi, per riaccendermi la curiosità, il desiderio: quelle immagini mi parvero pallide e senza vita. Mi riportai col pensiero a casa, ai giorni prima della partenza, quando avevo la febbre, e non vedevo l'ora di spiccare il volo: e quel pensiero non fece che accrescermi la tristezza. L'idea di aver a vedere ancora tante città nuove, di aver da passar tante notti negli alberghi, di avermi a trovare per tanto tempo in mezzo a gente straniera, mi scoraggiò; mi domandai come mi fossi potuto risolvere a partire; mi parve d'essermi tutt'a un tratto allontanato sterminatamente dal mio paese, d'esser in mezzo a un deserto, solo, dimenticato da tutti, mi guardai intorno, la strada era solitaria, mi prese freddo al cuore, mi vennero quasi le lacrime agli occhi:-Io non posso star qui!-dissi tra me.-Io muoio di malinconia! Voglio tornare in Italia io!-Non avevo finito di dir queste parole che poco mancò non dessi in una risata da matto; in un momento ogni cosa riprese vita e splendore ai miei occhi; pensai alle Castiglie e all'Andalusia con una sorta di gioia frenetica, e scrollando il capo in atto di pietà per quel passeggero sconforto, accesi un sigaro, e tirai via più allegro di prima.
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Spagna
di Edmondo De Amicis
Barbera Firenze 1873
pagine 422 |
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