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      Ora sostavo a guardare un ragazzo che giocava a nocíno, ora davo una capatina da curioso in un piccolo caffè da scolari, ora rallentavo il passo per sentire le ciancie di due serve a una cantonata, ora andavo a mettere il naso contro le vetrine d'un libraio, ora entravo a far ammattire una tabaccaia chiedendo dei sigari in tedesco, ora mi fermavo a intavolar conversazione con un rivenditore di fiammiferi, qui compravo un giornaletto, lì chiedevo del fuoco a un soldato, là domandavo la strada a una ragazza, e intanto ruminavo versi dell'Argensola, cominciavo sonetti faceti, canterellavo l'inno di Riego, pensavo a Firenze, al vin di Malaga, agli avvertimenti di mia madre, al Re Amedeo, alla mia borsa, a mille cose, a nessuna; e non avrei cangiato la mia sorte con quella d'un grande di Spagna.[60]Verso sera andai a vedere la Torre nuova, che è uno dei più curiosi monumenti di Spagna. È alta ottantaquattro metri,-quattro più della torre di Giotto,-e inchinata di quasi due metri e mezzo, tutta intera, come la torre di Pisa. Fu innalzata nel 1304; chi afferma che fu fatta così, chi crede che siasi inchinata poi; le opinioni sono diverse. È di forma ottagonale, e tutta costrutta di mattoni; ma presenta una varietà mirabile di disegno e d'ornamenti, un aspetto diverso a ogni piano, un misto grazioso di gotico e di moresco. Per entrare, dovetti andar a domandare il permesso a non so quale impiegato del Municipio, che abita là vicino; il quale, dopo aver guardato attentamente la punta dei miei stivali e il ciuffo dei miei capelli, diede le chiavi al custode, e mi disse: "Puede Usted ir.


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Spagna
di Edmondo De Amicis
Barbera Firenze
1873 pagine 422

   





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