Il custode era un vecchietto vigoroso che salì le interminabili scale con assai maggior speditezza di me.
Verá Usted," mi diceva: "Verá Usted que magnífico golpe de vista!"-Io gli dissi che anche noi Italiani avevamo una torre inclinata, come quella di Saragozza; egli si voltò a guardarmi e rispose secco: "La nuestra es unica en el mundo."-"Oh cospetto! Vi dico che n'abbiamo una anche noi, e che l'ho vista coi miei occhi, a Pisa, e poi, se non volete credere, leggete qui, lo dice anche la Guida."-Diede un'occhiata e brontolò: "Puede ser."-Può essere!-Vecchio cocciuto! Gli avrei dato il libro sul capo. Finalmente arrivammo sulla cima. È uno stupendo spettacolo.[61] Saragozza si abbraccia tutta con uno sguardo: la grande strada del Coso, il passeggio di Santa Engracia, i sobborghi; e lì sotto, che par di poterle toccare, le cupole colorite di Nostra Donna del Pilar; un po' più in là l'ardita torre della Seo; più oltre l'Ebro famoso, che gira attorno alla città con una curva maestosa, e l'ampia valle, innamorata, come dice il Cervantes, della chiarezza delle sue acque e della gravità del suo corso; e la Huerba, e i ponti, e i poggi, che ricordano tanti scontri sanguinosi e disperati assalti!
Il custode mi lesse sul volto i pensieri che mi attraversavan la mente, e come proseguendo un discorso da me incominciato, prese ad accennarmi i punti per dove erano entrati i Francesi, e dove i cittadini avevano opposto le più gagliarde resistenze. "Non furono le bombe dei Francesi," mi disse, "che ci fecero arrendere; noi stessi bruciavamo le case, e le facevamo saltare in aria colle mine; fu l'epidemia.
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Spagna
di Edmondo De Amicis
Barbera Firenze 1873
pagine 422 |
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