A questo discorso che veniva a significare in conclusione:-Non vi riconosciamo come Re, ma entrate pure fra noi, che non v'ammazzeremo, perchè gli eroi non ammazzano a tradimento; e se sarete bravo, e ci servirete a dovere, consentiremo, forse, a sopportarvi come presidente della Repubblica;-il Re rispose con un sorriso agro-dolce, che voleva dire:-Troppa degnazione!-e strinse la mano all'Alcade, con grande meraviglia di tutti i presenti. Poi montò a cavallo, ed entrò in Saragozza. Il popolo, a quel che si dice, lo ricevette con festa, e molte signore gli lanciarono dalle finestre poesie, corone di fiori e colombe. In varii punti, il generale Cordova, e il general Rosell, che lo accompagnavano, dovettero sgombrargli la strada coi proprii cavalli. Mentre entrava nel Coso, una donna del popolo si slanciò innanzi per dargli un memoriale; il Re, ch'era già passato oltre, se n'accorse, tornò indietro, e lo prese. Poco dopo, gli si presentò un carbonaio, e gli porse la sua nera mano: il Re gliela strinse. Nella piazza di Santa Engracia, fu ricevuto da una sfarzosa mascherata[69] di nani e di giganti, che lo salutarono con certe danze tradizionali, fra le grida assordanti della moltitudine. Così attraversò tutta la città. Il giorno dopo visitò la chiesa della Madonna di Pilar, gli ospedali, le carceri, il circo dei Tori, e in ogni parte fu festeggiato con quasi monarchico entusiasmo, non senza segreta bizza dell'Alcade che l'accompagnava, il quale avrebbe voluto che il popolo saragozzano si ristringesse all'osservanza del quinto comandamento:-Non ammazzare,-senza andare più in là delle sue modeste promesse.
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Spagna
di Edmondo De Amicis
Barbera Firenze 1873
pagine 422 |
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