Fuor che dalla lingua, non mi sarei accorto di assistere ad un veglione d'un teatro di Spagna, piuttosto che a un veglione d'un teatro d'Italia; mi pareva di veder persino le stesse faccie. Poi il solito tramenío, la solita licenza di parole e di mosse, il solito degenerare dal ballo in una ridda clamorosa e sfrenata. Delle cento coppie di ballerini che mi passarono dinanzi, una sola mi rimase impressa nella memoria: un giovanotto d'una ventina d'anni, alto, snello, bianco, con due grand'occhi neri; e una ragazza della stessa etā, bruna come un'andalusa; tutti e due belli e alteri, vestiti dell'antico costume aragonese, abbracciati stretti, viso contro viso, come se l'uno volesse respirare l'alito dell'altro, rossi come due viole e sfolgoranti di gioia. Passavano in mezzo alla folla, gettando intorno uno sguardo sdegnoso, e mille occhi li accompagnavano,[71] e li seguiva un mormorio sordo di ammirazione e d'invidia. Uscendo dal teatro, mi fermai un momento sulla porta per rivederli passare, e poi me ne tornai all'albergo solo e malinconico. L'indomani mattina, prima dell'alba, partii per la Vecchia Castiglia.[72]NOTE:
[1] Le piace mangiar con me?
III.
BURGOS.
Per andare da Saragozza a Burgos, cittā capitale della Vecchia Castiglia, si risale tutta la gran valle dell'Ebro, attraversando una parte dell'Aragona, e una parte della Navarra, fino alla cittā di Miranda, posta sulla strada di Francia che passa per San Sebastiano e Baiona. Il paese č pieno di ricordi storici, di rovine, di monumenti, di nomi famosi: ogni villaggio rammenta una battaglia, ogni provincia una guerra.
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Spagna
di Edmondo De Amicis
Barbera Firenze 1873
pagine 422 |
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