A render più grazioso l'aspetto delle case, moltissime finestre hanno dinanzi una specie di terrazzino coperto, chiuso davanti da un'ampia vetrata, come una scansía da museo; uno a ogni piano, per lo più, e quel di sopra appoggiato su quel di sotto, e il più basso sulle vetrine d'una bottega, in modo che dal suolo al tetto paion tutti insieme una vetrina sola d'una bottega smisurata; e dietro ai vetri d'ogni piano si vedono, come messi in mostra, visini di ragazze e di fanciulli, fiori, paesaggi e figurine di carta di Francia, tende ricamate, trine, rabeschi. S'io non l'avessi saputo, non mi sarebbe mai caduto in mente che una città siffatta potesse essere la Capitale della Vecchia Castiglia, il cui popolo ha fama di grave e di austero; l'avrei creduta una delle città andaluse dove la gente è più allegra; m'ero figurato di vedere una matrona meditabonda, e avevo trovato una mascherina ghiribizzosa.
Fatti due o tre giri, riuscii in una vasta piazza, chiamata Piazza Maggiore, o Piazza della Costituzione, tutta cinta di case color di melagrano, con[82] portici, e nel mezzo, una statua di bronzo, rappresentante Carlo III. Non avevo ancora dato un'occhiata all'intorno, che un ragazzo avviluppato in una lunga cappa sbrandellata, strascicando due grandi ciabatte, e agitando in aria un giornale, mi corse incontro.
Vuole l'Imparcial, caballero?
No.
Vuole una cartella della lotteria di Madrid?
Nemmeno.
Vuole dei sigari di contrabbando?
Neppure.
Vuole...?
Eh!
L'amico si grattò il mento.
Vuol vedere i resti del Cid?
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Spagna
di Edmondo De Amicis
Barbera Firenze 1873
pagine 422 |
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