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      A destra dell'altar maggiore, in una piccola cappella, sorge la tomba di Pietro Ansurez, signore e benefattore di Valladolid, e al di sopra del monumento è deposta la sua spada. Ero solo nella chiesa, e sentivo echeggiare il mio passo;[111] mi prese tutt'a un tratto un senso di freddo acuto e non so che fanciullesco timore; volsi le spalle alla tomba ed uscii.
      Uscendo, incontrai un prete e gli domandai dov'era la casa che aveva abitato il Cervantes. Mi rispose ch'era nella strada Cervantes e m'indicò da qual parte dovevo passare; lo ringraziai, mi domandò s'ero straniero, risposi di sì; "de Italia?"-"de Italia." Mi diede un'occhiata da capo a piedi, si levò il cappello e tirò via per la sua strada. Mi mossi anch'io, in senso opposto, e mi venne un'idea:-Scommetto che s'è fermato per vedere com'è fatto un carceriere del Papa;-mi voltai, ed egli era proprio là immobile in mezzo alla piazza, che mi guardava con tanto d'occhi. Non potei trattenermi dal ridere e scusai il riso con un saluto: "Beso a usted la mano!" ed egli a me: "Buenos dias!" e tirò via; ma deve aver soggiunto, non senza meraviglia, che, per essere un Italiano, non avevo poi tanto la faccia di farabutto. Attraversai due o tre strade strette e silenziose, e riuscii nella strada Cervantes, lunga, diritta, fangosa, fiancheggiata da case meschine. Andai per un pezzo non incontrando che qualche soldato, qualche criada, e qualche mulo, e guardando qua e là pei muri in cerca dell'iscrizione:-A qui vivió Cervantes ec.;-ma non trovai nulla.


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Spagna
di Edmondo De Amicis
Barbera Firenze
1873 pagine 422

   





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