-Io premetti colla mano il mio floscio portamonete, e mormorai:-Povero mostro!-"Ci siamo!" gridò lo spagnuolo "guardi fuori!" Misi la testa fuor del finestrino. "Quello là è il palazzo reale!" Vidi sopra un'altura una mole immensa; ma chiusi gli occhi subito, perchè mi batteva il sole sul viso. Tutti s'alzarono, e cominciò quel solito trameníoDi pastrani, di scialli e d'altri cenci,
che impedisce quasi sempre la prima vista delle città. Il treno si ferma; scendo, e mi trovo in una piazza piena di carrozze, in mezzo a una folla rumorosa; cento mani si stendono sulla mia valigia, cento bocche mi urlan nell'orecchio; è un casa del diavolo di facchini, di carrozzai, di ciceroni, di fattorini di casas de huespedes, di guardie, di ragazzi. M'apro il passo a colpi di gomito, mi caccio in un omnibus pieno di gente, e via. Si va su per uno stradone, si attraversa una gran piazza, si infila una strada larga e diritta, si arriva alla Puerta del Sol. È un colpo d'occhio stupendo! È una vastissima piazza semicircolare,[124] circondata di alti edifizi, nella quale sboccano, come dieci torrenti, dieci grandi strade; e da ogni strada una continua onda rumorosa di popolo e di carrozze; e tutto quello che vi si vede è proporzionato alla vastità del luogo; i marciapiedi larghi come vie, i caffè ampi come piazze, una vasca di fontana grande come un lago; e in ogni parte una folla fitta e mobilissima, un gridío assordante, un non so che di allegro e di festivo nei volti, nei gesti, nei colori, che fa sì che non vi paia straniera nè la gente, nè la città, e vi mette addosso una smania di mescervi in quello strepito, di salutar tutti, di correr qua e là, piuttosto per riconoscere cose e persone, che per vederle la prima volta.
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Spagna
di Edmondo De Amicis
Barbera Firenze 1873
pagine 422 |
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Misi Vidi Puerta Sol
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