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Non dissi che dei teatri: a Madrid v'č un concerto musicale, si puņ dire, ogni giorno; concerti nei teatri, concerti nelle sale accademiche, concerti nelle strade, e poi una folla di suonatori ambulanti che vi assordano a tutte le ore del giorno. Dopo tutto questo viene fatto di dimandare[140] come mai un popolo tanto infatuato della musica, da averne bisogno, sto per dire, come dell'aria che respira, non abbia dato all'arte alcun grande maestro. Gli Spagnuoli non se ne sanno dar pace!
Ci sarebbe da imbrattar molta carta, a voler descrivere di Madrid i grandi sobborghi, le porte, i passeggi fuor della cittą, le piazze, le strade storiche; e cui piacesse non ommetter nulla, gli splendidi caffč: l'Imperial nella piazza della Puerta del Sol, il Fornos nella strada Alcalą, due vastissime sale, nelle quali, tolti i tavolini, potrebbe far gli esercizi uno squadrone di cavalleria; e gli altri innumerevoli che si trovano a ogni passo, in cui danzerebbero comodamente cento coppie di ballerini; le botteghe sfarzose che occupan tutto il pian terreno di vasti edifizi, tra le quali i grandi negozi di tabacchi di Avana, luogo di ritrovo dei signoroni, pieni di tanti sigari piccolissimi, grossi, enormi, tondi, piatti, puntati, fatti a serpe, ad arco, a uncino, d'ogni forma, d'ogni gusto e d'ogni prezzo, da contentare la pił matta fantasia di fumatore, e ubbriacare tutta la popolazione d'una cittą; gli spaziosi mercati, le caserme da corpo d'esercito, il gran palazzo reale, in cui il Quirinale ed il Pitti si potrebbero nascondere senza timore di farsi scorgere; la gran strada di Atocha che attraversa la cittą, l'immenso giardino del Buen retiro, col suo gran lago, coi suoi poggi incoronati di chioschi, coi suoi mille uccelli pellegrini.
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Spagna
di Edmondo De Amicis
Barbera Firenze 1873
pagine 422 |
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