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      Non è effetto della prevenzione favorevole che dà il nome del grande artista, non c'è bisogno di essere intendente d'arte; la donnicciuola, il ragazzo si arrestano dinanzi a quei quadri, batton le mani e ridono; è la natura ritratta con una fedeltà superiore ad ogni immaginazione; si scorda il pittore, non si pensa all'arte, non si scopre l'intento: si dice:-È vero! È così! È l'immagine che avevo in mente!-Si direbbe che il Velasquez non ci ha messo nulla di suo, che ha lasciato fare la mano, e che la mano non fece che fissare le linee e i colori sulla tela d'una camera ottica che riproduceva i personaggi veri ch'egli ritrasse. Più di sessanta quadri suoi son nel Museo di Madrid, e non si vedessero che una sola volta, e di volo, non se ne scorderebbe uno. È dei quadri del Velasquez come del romanzo di Alessandro Manzoni, che dopo letto una diecina di volte, s'intreccia e si confonde siffattamente coi nostri particolari[155] ricordi, che ci par d'averlo vissuto. Così i personaggi dei quadri del Velasquez si mescolano nella folla dei nostri amici e conoscenti, vicini e lontani, di tutta la vita, e ci si presentano alla mente e s'intrattengon con noi, senza che noi ci ricordiamo neppure di averli visti dipinti.
      Ed ora parliamo del Murillo col tuono di voce più soave che possa uscire dalla nostra bocca. Il Velasquez, nell'arte, è un'aquila; il Murillo è un angelo; il Velasquez s'ammira, il Murillo s'adora. Le sue tele lo fanno conoscere, come se gli si fosse vissuti assieme. Era bello, era buono, era pio: l'invidia non sapeva dove morderlo, intorno alla corona della gloria egli portava un'aureola d'amore.


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Spagna
di Edmondo De Amicis
Barbera Firenze
1873 pagine 422

   





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