Si levava all'alba e andava a fare una passeggiata nei giardini del Moro che si stendono tra il Palazzo reale e il Manzanare; o si recava a visitare i Musei, attraversando la città a piedi, con un solo aiutante di campo. Las criadas, tornando a casa trafelate colla cesta ripiena, raccontavano alle padrone sonnecchianti che l'avevano incontrato, che gli eran passate accanto, quasi da toccarlo; e le padrone repubblicane dicevano:-Asì debe hacer,-e le carliste storcevan la bocca mormorando:-Que clase de rey!-(che razza di re), o come intesi dire una volta:-Quiere á toda costa que le peguen un tiro.-(Vuole a tutti i costi che gli tirino una[160] fucilata.) Rientrato in Palazzo, riceveva il Capitano generale e il Governatore di Madrid, i quali, giusta una consuetudine antica, dovevan presentarsi ogni giorno al Re per domandargli se avesse nulla da ordinare all'esercito e alla polizia. Venivan dopo i ministri. Oltre a vederli tutti insieme in Consiglio una volta la settimana, Amedeo ne riceveva uno ogni giorno. Partito il ministro, cominciava l'udienza: Don Amedeo dava udienza ogni giorno per un'ora almeno, molte volte per due. Le domande erano innumerevoli, e gli oggetti delle domande facili a indovinarsi: sussidi, pensioni, impieghi, privilegi, croci; il Re riceveva tutti. La Regina pure riceveva; benchè non ogni giorno, a cagione del suo mutevole stato di salute. A lei spettavano tutte le opere di beneficenza. Essa riceveva in presenza d'un maggiordomo e d'una dama d'onore, alla stess'ora che il Re, ogni sorta di gente: signore, operai, donne del popolo, ascoltando pietosamente lunghi racconti di miserie e di dolori.
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Spagna
di Edmondo De Amicis
Barbera Firenze 1873
pagine 422 |
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