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      Oltre a cento mila lire al mese ella distribuiva in opere di carità, senza contare le largizioni straordinarie agli ospizi, agli ospedali, agli altri istituti di beneficenza. Alcuni di questi fondò ella stessa. Sulla riva del Manzanare, in vista del palazzo reale, in un luogo aperto e ridente, si vede una casetta dipinta a vivi colori, con un giardinetto all'intorno, di dove, passando, si senton risa, grida e vagiti di bimbi. La Regina fece costruire quella casa per raccogliervi i figliuoli piccini delle lavandaie, i quali, mentre le[161] madri lavoravano, solevan rimaner per le strade esposti a mille pericoli. Là son maestre, balie, donne di servizio, che provvedono a tutti i bisogni dei bimbi: è insieme un ospizio e una scuola. Le spese per la fabbricazione della casa e per il suo mantenimento furon fatte colle venticinque mila lire mensili che lo Stato aveva assegnate al Duca di Puglia. La Regina istituì pure un Ospizio pei trovatelli; una casa, o specie di collegio, pei figliuoli delle operaie da tabacco; una distribuzione di minestra, carne e pane per tutti i poveri della città. Ella stessa si recò più volte ad assistere alla distribuzione, improvvisamente, per accertarsi che non vi si facessero abusi, e avendone scoperti, provvide perchè non s'avessero a rinnovare. Oltre a ciò, le monache di carità ricevevano da lei ogni mese trentamila lire per soccorrere quelle famiglie che per la loro condizione sociale non potevano concorrere alla distribuzione della minestra. Degli atti privati di beneficenza che faceva la Regina era difficile aver notizia perchè soleva farli senza parlarne ad alcuno.


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Spagna
di Edmondo De Amicis
Barbera Firenze
1873 pagine 422

   





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